“Everybody can be great… because anybody can serve.” – Dr. Martin Luther King, Jr.
Guidare senza essere un capo.
Guidare essendo un servitore.
Come fare? Servendo se stessi servendo gli altri, una pratica in cui Martin Luther King era maestro, alimentata dalla sua arte poetica: la pratica della Servant Leadership come arte di umanizzazione.
Siamo ad un punto di svolta, risultato di caso e necessità, spesso invisibile ma progressivo, un cambiamento di paradigma centrato sull’uomo.
Se ascoltate le persone che ricoprono ruoli di leadership, vi diranno che non si sentono più leader tradizionali. Come accadde al grande direttore d’orchestra Benjamin Zander quando si rese conto che accompagnare i musicisti nell’essere i migliori artisti che potessero essere era la cosa più importante. “La mia orchestra ha notato subito il cambiamento e mi hanno chiesto: “Cosa ti è successo?”.
Sempre più collaboratori percepiscono e sperimentano il cambiamento nelle relazioni.
Questo cambiamento ha un ruolo solo nel raggiungimento di obiettivi individuali e personali?
La risposta a questo può forse risiedere nella funzione centrale della Servant Leadership, che comporta essere consapevoli di ciò che sta accadendo senza alterare l’esperienza, ma piuttosto cambiando la relazione che si ha con l’esperienza, nel rapporto con l’altro.
Quando tale ‘ri-percezione’ è il risultato di una nuova consapevolezza, le persone possono superare determinate condizioni organizzative, come culture, strutture, richieste di ruolo e priorità economiche, che spesso limitano o minano l’azione etica, per pensare e agire in modi coerenti con i loro valori e aspirazioni.
Questo crea un contesto completamente diverso per tutti e sblocca il pieno potenziale collettivo e organizzativo.
Il cambiamento di paradigma sta accadendo da qualche parte nella tua azienda in questo momento, forse diversi livelli sotto di te, dove qualcuno ha iniziato a sperimentare cose e tu non lo sai.
Una rivoluzione silenziosa che diventa evoluzione se riesci a coglierne i segnali.
Se riesci a capire dove sono quelle persone e quali sono quelle iniziative e le abbracci, inizierai il viaggio. Un viaggio culturale in cui dovrai collaborare con le contraddizioni e negoziare con l’ignoto, immergendoti nella pienezza di scopo, identità, appartenenza, fiducia e rispetto.
E sarà divertente, eccitante, intenso e coinvolgente.
E darà frutti, nuovi e persino inimmaginabili. Sicuramente.
Paolo Marizza